"La trincea è roccia"


Le valli e le alture tutt'intorno avevano perso i loro colori, mentre i parapetti di pietre bianche, una sull'altra, si stagliavano contro la terra scura, scavata da mani livide, solcata dal peso degli scarponi dei soldati. La trincea è fango. La trincea è roccia che assume una forma che non le appartiene. Frantumata, smussata, modellata con forza dall'uomo si trasforma a sua insaputa in fortificazione. Tunnel e gallerie angusti, stretti passaggi a zig-zag, fenditure che conducono a spazi funesti. Ogni militare ha la propria postazione, il proprio compito e con sé i propri ricordi. Un soldato versa il rancio nelle gavette, il vicino lustra la propria arma; un altro, teso, scruta al di là del parapetto. E uno ancora seduto accanto ai sopravvissuti racconta. Racconta della sua città, si sofferma su aneddoti malinconici, riporta le nuove sui propri cari, descrive quello che era il suo mestiere. Gli altri ascoltano e dentro di sé rievocano similitudini e differenze con il proprio vissuto. Hanno in comune più di quanto possano immaginare, oltre il nemico, oltre l'attesa continua, la speranza. E sanno tutti in cuor loro che la trincea è la linea sottile in cui ogni uomo è uguale all'altro e da cui ne uscirà completamente diverso.

di Carlotta Coluzzi 



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